Depressione: farmaci o psicoterapia?

4210Quando si è di fronte a un disturbo depressivo grave come per esempio una Depressione Maggiore, la somministrazione di farmaci è assolutamente necessaria,  negli altri casi invece il ricorso agli psicofarmaci deve essere fatto con molta accortezza.

Innanzitutto, perché  comportano effetti secondari quali il calo della libido e l’aumento di peso, in secondo luogo   perché la depressione è un disturbo, un male psicologico collegato a vuoti, ferite, nodi sepolti e irrisolti che sono la causa del dolore e della disperazione del depresso e che il depresso deve riconoscere e attraversare, se vuole uscire dal tunnel della depressione.

E allora l’anestesia del dolore indotta dai farmaci può spingere il depresso ad evitare la fatica di assimilare e trasformare tali vuoti, ferite e nodi e a seppellirli nuovamente, rifugiandosi in una sorta di riposo illusorio ed immobile.

E’ infatti solo attraverso il lavoro psicoterapeutico, che non concede sconti e scorciatoie, che il depresso, accompagnato dallo psicoterapeuta, può percorrere e uscire dal tunnel della depressione.

Gli psicofarmaci sono utili solo quando  la sofferenza e la disperazione del depresso sono talmente intense e incontenibili da risultare ingestibili. In questi casi il lavoro analitico è paralizzato e c’è  il rischio che tale sovraccarico d’angoscia non trattabile col lavoro analitico spinga il depresso a gesti drastici e definitivi per liberarsene una volta per tutte.

In tali casi l’uso dello psicofarmaco è utile e necessario, poiché  abbassando l’intensità e il livello di angoscia e sofferenza rende  possibile portare avanti il lavoro terapeutico  che sempre  richiede la collaborazione attiva del paziente, senza allungare inutilmente i tempi della psicoterapia.



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

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