SOCIETA’ CHE CAMBIANO, MALI CHE CAMBIANO

Alcuni disturbi particolarmente diffusi al giorno d’oggi, sono oltre che un’espressione della personalità individuale, un’espressione dei “mali” della famiglia e della società attuale.
D.Grazioli

Società e Famiglia che va

Siamo passati da un mondo pieno di regole e norme da rispettare, pena la condanna e l’esclusione sociale, a un mondo con regole e norme che si possono tranquillamente non osservare perché la pena non c’è più, e se c’è, non conta niente.

Nella famiglia di ieri non si poteva discutere se una determinata norma fosse giusta o no, era così e basta, l’autorità paterna era indiscussa e moglie e figli dovevano sottostare alla sua volontà.
La maggior parte dei giovani rifiutava e si sentiva soffocare da tutte quelle imposizioni che imperavano sia a casa, sia a scuola e nella società in generale.
Ai loro occhi erano principi e comandamenti privi di senso, che cercavano di mantenere in vita a tutti i costi un mondo ormai scomparso.

Si sentivano soffocare e avevano il cuore “pieno” dell’intenso desiderio, e della volontà di cambiare quelle regole senza valore e di abbattere tutte quelle inutili limitazioni, volevano conquistare la libertà di fare e dire tutte le cose che avevano dentro e che fermamente credevano più giuste di quelle dei loro padri.

Tuttavia il vecchio mondo un pregio l’aveva: non si cadeva quasi mai, perché ad ogni angolo c’era un appoggio, un sostegno, che indicava in modo chiaro la via da seguire, dov’era il bene e dov’era il male, il giusto e l’ingiusto.
Questi appoggi erano “la parola” della Chiesa, della Scuola, della Famiglia, dei Partiti, dello Stato, degli uomini di Cultura, parole chiare e trasparenti alle quali “i padri” credevano fermamente mentre “i figli” criticavano duramente e volevano sostituirle con altre, altrettanto chiare, ma completamente diverse.
Siamo passati da un mondo troppo pieno a un mondo troppo vuoto.

Società e Famiglia che viene

Il problema nel mondo di oggi, è il vuoto, si è sempre sul punto di cadere. I sostegni e gli appoggi di ieri, “la parola” della Chiesa, della Scuola, della Famiglia, dei Partiti, dello Stato, degli uomini di Cultura, che a prima vista sembrano ancora in piedi, si sono svuotati di ogni senso e valore, simulacri sopravvissuti a se stessi, sono fatti di carta velina, appena li tocchi vanno a terra e noi con loro.

E’ rimasto il nome, la forma, ma la sostanza si è dispersa, disintegrata, continuano a dire quale è il bene e quale il male, quale il giusto e quale l’ingiusto, ma sono parole al vento che non ascolta più nessuno, aria fritta.
La libertà oggi è qui, ma è una libertà vuota, inutile, perchè non c’è niente da cui desideriamo o vogliamo liberarci, non ci sono catene che ci bloccano, né nuove “parole”sogno/speranza/progetto da affermare e realizzare, e così della libertà non sappiamo che farcene, è un inutile lusso.

Perse le “parole-idee” della passione e del desiderio di libertà e cambiamento che un tempo riempivano il cuore, oggi abbiamo le “cose”, centinaia di cose. Possiamo riempirci di cose, di status-symbol, di denaro- potere, di tutto di più.
Nel nostro mondo quasi tutto si può comprare o vendere, quasi tutto è merce. Non si vendono solo cose, oggetti, oggi si può vendere anche ciò che mai prima d’ora era stato in vendita come gli organi, reni, fegati, bambini, “valori”, ideali, come per esempio la “verginità” , un tempo intoccabile tabù, oggi merce più o meno costosa, oppure il “sapere certificato”, come la laurea o il diploma e poi altro e altro ancora…

Ma la merce è silente, non possiede le “ parole-idee” che nutrono la mente e il cuore, la merce possiede i costi, i prezzi, ha “le parole-denaro” che non “parlano”, ma “si vedono”, anzi sono fatte per essere guardate.
E così sono le “ cose”, o meglio la firma sulle “cose” che ci rendono individui visibili, firmati, marchiati, identificabili, non le azioni o le idee.

La firma è onnipresente, le borse prima di essere borse, sono un nome, i vestiti non sono più di lana o di seta etc., ma di quella firma o quell’altra, anche il cibo è firmato, non si va più a mangiare il pesce o la fiorentina, ma si va da….
Sembriamo tanto evoluti, ma in fondo ci comportiamo come gli uomini delle società primitive che credevano che portare, toccare o avere qualcosa di appartenente a un altro essere umano, animale o naturale, li rendesse simili a questo “altro”, li facesse partecipi della sua natura.

Essere visti, guardati, visibili, a quanta più gente è possibile è uno dei grandi miti del nostro tempo. Ma dietro al desiderio di essere visti, non c’è niente , non c’è un motivo, un perché, uno scopo, “voglio essere visto per essere visto”.
Soli, fuori nel mondo, nel vuoto di significati che si riflette dentro, senza alcuna rete di protezione, in cerca di appoggi che si rivelano carta velina, siamo costantemente preda della paura di cadere, della paura di sprofondare nel vuoto.

Assolutamente appropriato è il nome che Bauman ha dato alla nostra società, società liquida l’ha chiamata. Quali percorsi-progetti rivolti al futuro, quali prospettive di costruire, è possibile tracciare in un mondo liquido? Nessuno.
La nostra società non ci può offrire alcuna sicurezza o certezza a cui aggrapparci, le zattere sono finite click to find out more.
Le nostre relazioni di coppia e famigliari sono instabili, spesso fragili, Le reti di amicizie sono mobili, seguono l’onda. Il posto di lavoro, la speranza stessa di trovare un lavoro è diventato un miraggio. Di conseguenza altrettanto incerta e labile e vulnerabile sono la nostra autostima e fiducia in noi stessi.

I sogni e le grandi aspettative di un tempo sono stati sostituiti dal panico di “restare indietro”, di “perdere il treno”, di “essere lasciati. La paura è entrata dentro di noi, e una volta dentro si nutre di se stessa, cresce e tinge dei suoi colori la nostra vita d’ogni giorno.

I “mali” di oggi

Ma dove c’è la paura c’è l’ansia: l’ansia di cadere, l’ansia di non trovare la strada, l’ansia di non farcela, l’ansia di essere o di restare soli, l’ansia di riuscire a essere visti, l’ansia di svelare agli altri le nostre paure, l’ansia di essere in grado, l’ansia di sbagliare…..Attacchi di panico, e disturbi d’ansia sono tra i figli preferiti della nostra società.
Accanto a loro un posto d’onore spetta alle dipendenze patologiche, vani ed illusori tentativi di riempire il vuoto che abbiamo dentro, e che identico ritroviamo fuori, perchè fuori c’è solo merce.

Ma poichè il vuoto richiede di essere riempito, ci riempiamo di “cose” , facciamo compulsivi e irresistibili acquisti di oggetti privi di senso, perché non ci servono, non ne abbiamo bisogno e neppure li desideriamo, li accumuliamo e subito dimentichiamo.
Non ci servono, ma ci rendono schiavi, s’impadroniscono di noi e della nostra libertà di individui in grado di scegliere e decidere.

Internet può diventare una fissazione, un’ossessione che occupa ogni spazio della mente: non si riesce a pensare ad altro se non al momento che, acceso il computer , potremo dimenticarci di noi e attraverso il gioco, il sesso, i social, etc…potremo inventarci un’altra vita, che spesso diventa più reale e importante di quella vera alla quale diventa sempre più difficile dare un senso.

L’alcool e le sostanze più varie dalla cocaina alle pasticche eccitanti o calmanti ci fanno sentire, invece che persi e spaesati, dei super-eroi. Svaniscono ansie e paure e il mondo invece che un abisso che può inghiottirci diventa per poche ore il teatro delle nostre gesta.

Alla fine invece che uomini liberi, liberi da vincoli, regole, imperativi, codici morali di comportamento ed educazione, senza rendercene conto ci trasformiamo in servi, schiavi di noi stessi, che siamo il peggior padrone che ci sia.



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

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