Eterna nella sua espressione, la morte è incessante in tutta la storia dell’umanità e trova la sua massima espressione nel concetto di guerra. Un vissuto che si ripropone ora, dopo la paura e l’angoscia sperimentate in due anni di pandemia.
Accanto alla paura, si fa strada anche in questa circostanza un vissuto di impotenza, un’altra condizione che ci ferisce perché anch’essa presuppone l’impossibilità a compiere un’azione, a difendersi e la conseguente sottomissione a qualcuno o qualcosa. Paura e impotenza generano stati d’animo di grande sofferenza, la quale, a sua volta, è foriera di patologie quotidiane avanzate dall’individuo come strumenti difensivi atti alla sopravvivenza dello stesso.
Disagio, ansia, depressionepaura sono i principali stati ai quali tutti noi siamo esposti, da oltre due anni a causa dell’incertezza scatenata dall’evento pandemico e da dove vengono elicitate patologie: disturbi del sonno, dell’alimentazione, delle relazioni.
Quando tutto intorno a noi esplode e lascia solo devastazione, questa entra nei nostri corpi come fossero piccole schegge capaci di generare grande dolore e l’impotenza ci atterrisce. Scene di esplosioni, assalti, spari, boati, botti, tutti elementi distruttivi che appartengono alla semantica bellica e che in egual misura entrano nel cervello e si legano al concetto di morte.
La guerra è fuori ma anche dentro di noi E allora che fare davanti ad una guerra che non è solo là, come se “là” rappresentasse per noi qui, il sopravvivere. La guerra è intorno a noi, in noi. Ogni nostro conflitto interiore è guerra. Guerra tra le parti, tra noi stessi, tra noi ed il mondo.
Giovani che esplodono la propria rabbia, violenza nei confronti dell’altro, del vicino, del simile o del diverso. Intolleranza, avidità, cattiveria … che fare? Come affrontare le emozioni negative?
Abbiamo un unico strumento che certo non risolve ma aiuta a gestire i nostri stati interni. La parola. Parlare con l’altro significa insegnare ma anche apprendere, sapere, conoscere e la conoscenza rende tutto più accettabile, digeribile, semplice.
Il Condividere con l’altro, persino laggiù dove non c’è più parola ma botti, ci permette di alleggerirci e l’accettazione delle nostre paure attraverso un rispecchiamento emotivo tramite l’altro che vive le stesse nostre emozioni dolorose, possiamo riprendere a vivere, ad essere vivi.
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