Quest’ultimo decennio ha visto cambiare molte cose, tra le quali, la sessualità. A partire dai comportamenti degli adolescenti che divengono sempre più “fluidi” e lontani da barriere definitive che vogliono separazioni nette tra etero e gay. Sappiamo, sin dai tempi dell’antica Grecia che probabilmente, a livello molto interiore, questa separazione non esiste, ma ora guardiamo ai nostri giorni.
Società liquida: cosa sta cambiando?
Secondo l’analisi fino a qualche decennio fa l’omosessualità, sappiamo, era considerata una malattia. Siamo abituati a porre l’accento sul sessuale mentre invece nella coppia omosessuale c’è, come in tutte le coppie dovrebbe esserci, una base principale di affettività. Dagli anni ’70 in avanti si è posto l’accento sulla problematica di omosessualità egodistonica, in conflitto con l’esterno, con la società. Se parliamo di omosessualità dobbiamo comunque guardare alla:
storia dell’individuo
il suo romanzo familiare
eventuali abusi infantili o adolescenziali
relazione col padre
relazione con la madre
relazione con i fratelli
madri divoranti
Il DSM-I nel 1952 definiva l’orientamento omosessuale come un disturbo sociopatico della persona, autorizzandone di conseguenza trattamenti psichiatrici basati sulla diagnosi di omosessualità. I trattamenti erano di fatto:
ricovero forzato in manicomio
somministrazione di farmaci
elettroshock
Dopodiché nel ’68 si parlò di devianza sessuale pariteticamente a:
pedofilia
zoofilia
La prima identificazione in un semplice orientamento sessuale e non patologico si ebbe negli anni settanta, contesto storico conosciuto per essere scenario di una serie di aperture mentali di costume e cultura. Finalmente all’inizio degli anni novanta il temine omosessualità sparì per sempre dal DMS-IV. Di conseguenza nel 1993 anche l’Organizzazione mondiale della Sanità decise di vedere l’omosessualità come una non malattia psichiatrica.
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