Attacchi di Panico e fobie

Raramente gli attacchi di panico si protraggono per molto tempo, generalmente c’è qualche attacco oppure uno solo, che poi evolve in una fobia, quasi sempre l’agorafobia (agorà=piazza, fobia=paura), la paura è quella di avere un altro attacco quando ci si trova in certi luoghi.

Quasi sempre tali luoghi sono posti molto affollati, i cosiddetti non-luoghi, chiamati così per l’assenza di qualsiasi tipo di relazione tra le persone che si trovano lì: sono tipicamente non-luoghi i centri commerciali, gli aereoporti, i supermercati, i mezzi di trasporto e così via.

L’attacco di panico è qualcosa che scoppia all’improvviso, un vero e proprio fulmine a ciel sereno, ed è proprio l’assoluta mancanza di una sua possibile spiegazione che spaventa e terrorizza. Il paziente panicato è solito dire infatti, che quando ha avuto l’attacco stava bene, non aveva alcun problema, non pensava a niente….

All’inizio, nei mesi successivi al primo o ai primi attacchi è molto frequente che la persona colpita pensi di avere qualche cosa di fisico, di organico. Tale ipotesi viene poi eliminata in breve tempo da varie indagini mediche che non conducono a nulla, e il soggetto continuerà ad essere angosciato e avere paura di subire un altro attacco.

E’ in questa fase che al panico subentra un disturbo fobico, costituito da persistenti stati d’ansia anticipatoria e comportamenti d’evitamento di qualunque situazione in cui il paziente pensi o si senta in pericolo di essere assalito da un nuovo attacco di panico. Tali situazioni, inutile dirlo, col tempo tendono ad aumentare e a limitare sempre di più il raggio d’azione del paziente.

Nella cura di un paziente con attacchi di panico è molto importante cercare di localizzare le situazioni nelle quali si è manifestato l’attacco. E’ importante sapere se quando è successo si trovava da solo in casa oppure in un luogo affollato, come ad esempio un centro commerciale.
Sono queste infatti le situazioni più frequenti, perché il panico quasi sempre assale in condizioni di solitudine (assenza dell’altro) o di affollamento( troppa presenza dell’altro).

Nel primo caso il panico ha a che fare con l’incontro della solitudine.

Freud in “Inibizione, sintomo e angoscia” parla delle fobie dei bambini, fobie che sono collegate alla mancanza dell’”altro”, cioè dei genitori e soprattutto della madre. Una tipica paura infantile è quella del buio, quando il bambino solo nel suo lettino non può né vedere, né sentire i genitori.
Il panico ha quindi a che fare con la separazione, la mancanza dell’”altro”, in altre parole, la solitudine.

La seconda localizzazione del panico sono i non-luoghi: i luoghi, cioè, abitati da un’eccessiva presenza dell’”altro”.

Anche in questo caso possiamo continuare a rifarci a Freud, in particolare alla sua analisi della funzione del capo/padre che si trova in “ Psicologia delle masse e analisi dell’io”.
La tesi sostenuta da Freud è che chiunque si trovi a capo di un’organizzazione, come il generale nell’esercito o il Papa nella Chiesa, è il Padre simbolico di tutti i membri dell’organizzazione.

La perdita del capo/padre, afferma Freud, scatena il panico.

Viene meno il punto di riferimento, viene a mancare la persona capace di portare avanti gli ideali del gruppo e di coagulare e mantenere vivi i legami tra le persone del gruppo.

Scomparsi i legami, gli individui cessano di essere membri e diventano cani sciolti, preoccupati solo di se stessi. Ecco esplodere il panico.

I non-luoghi sono ambienti in cui si trovano insieme molte persone prive di alcun legame tra loro, tranne quello di trovarsi nello stesso luogo nello stesso momento.

E’ proprio in questi posti che più spesso emergono gli attacchi di panico.

Come si vede la folla dei non-luoghi è molto simile ai gruppi disorganizzati di cui parla Freud.
Trovarsi in un centro commerciale sovraffollato o bloccato in autostrada, per le persone che soffrono di attacchi di panico è come essere senza via d’uscita, è il panico.

Il luogo della solitudine, tuttavia non è profondamente diverso dal luogo della folla, infatti anche in mezzo a una moltitudine di gente ci si può sentire soli, senza difese e appoggio.
E’ però diversa la paura che sta dietro le due situazioni, nel primo caso è paura della solitudine, della separazione, nel secondo è paura di essere soffocati, di essere inghiottiti da qualcosa da cui non si riesce a separarsi.

Conoscere in quali posti si manifesta il panico, fornisce utili indicazioni circa gli ambienti che il paziente cercherà di evitare e sul tipo di problema sotteso al panico.
Un altro elemento importante nella cura dei pazienti panicati è appoggiare la loro naturale tendenza a farsi accompagnare, a non affrontare da soli le situazioni che li spaventano, si deve perciò scegliere insieme una persona cara sulla quale possano appoggiarsi.

In breve tempo il panico e la grande paura si placheranno, e questo permetterà di scavare e affrontare il problema inconscio che il panico indica e allo stesso tempo nasconde.

Lascia i tuoi dati qua se vuoi sapere come superare gli attacchi di panico Milano e provincia.

    Cliccando su “invia” autorizzi la Dott.ssa Daniela Grazioli all’utilizzo dei dati personali ai sensi del D.lgs 196/2003



    Psicologa Psicoterapeuta Milano

    Dott.ssa Daniela Grazioli

    Il mio studio si trova a Milano in Via Ximenes, 1
    Tel. 02 66 84 253 – Cell. 348 31 57 841

    Visualizza la mappa

    Email: dg@psicoterapeutico.com