Lo specchio

specchio

Il racconto di un paziente

 

 

Scusi posso chiederle una cosa?
Si, mi dica..
Posso abbracciarla?
E ci siamo abbracciati
E lo specchio, uno specchio purissimo, si è infranto

Mia madre mi ha chiesto: ma questa psicologa.. non l’ho mai conosciuta! Perché non me l’hai fatta conoscere!?
Bè, se vogliamo, neanch’io l’ho conosciuta
Lei teneva lo specchio in mano, di fronte a me
E dietro lo specchio non si vede niente
E da quando si è rotto lo specchio, lei non c’è più.
E sono rimasto solo io.
Stavolta con me stesso, però.

Sì, perché quando ci sono andato, dico da lei, dalla psicologa, da questa psicologa, io non ero me stesso, non sapevo più chi ero, ero a pezzi (in senso letterale), facevo cose strane, non mi riconoscevo più.
E chiedevo agli altri di accorgersi di me, della mia disperazione.. e, disperato, mi esibivo. Sì, ero un esibizionista. Di quelli che vanno in giro e si spogliano. Avevo un insana voglia di liberarmi di qualcosa, di un dolore che abitava la mia carne e che non riuscivo più a levarmi di dosso.. e allora irrefrenabilmente danzavo sopra la macchina, nel mezzo di un acquazzone, nudo, nel pieno della notte..

A mia mamma questo l’ho raccontato. Ma secondo me non l’ha capito. Non ci crederà. Avrà pensato che stavo parlando di qualcun altro.
Quello in effetti non sono io. O meglio sono io che mi sono perso. Sono l’altro io, quell’altro io che non parlava con me stesso.
Col corpo non mi sentivo libero.

La mia omosessualità era ancora incarcerata nel sentimento della vergogna. “Col corpo capisco” dice il titolo di un libro. Io non potevo capire. Con la mente non mi sentivo libero.
Non potevo vivere l’amore meraviglioso di cui tutti parlavano. Al massimo di segreto. Sì, quel segreto che ti incarcera di vergogna. Come quello che hai quando sei un esibizionista

Mio padre = vergogna di me.

Quante volte avevo mentito a mia madre per non dirle che andavo dove mi vergognavo di andare.. nei locali gay.. non volevo mentirle.. ma sono stato costretto..
e il dolore si fa..
e allora piango..
e io mi accorgo che, raccontandomi allo specchio, posso ricominciare ad essere me stesso, perché è come se le due parti di me, per un momento, si parlassero, come se mi “riflettessi” allo specchio
e il dolore si sfa..

e lo specchio, sì, dico lei, la psicologa, mi dice: “Forse lei ha pianto troppo poco..”
e da allora mi sento libero di raccontarmi e, come un fiume in piena, affronto cose che non ho mai affrontato (e piango.. piango..)
E io, il vero io intendo, quello che avevo nascosto, si muove
Conosce una nuova libertà
E comincia a sognare

 

 

”la natura ci offre la condizione di sogno, il che consente al nostro corpo e alla nostra mente quella libertà di cui esse hanno assoluto bisogno” (Magritte)
E navigo finalmente in quel mare che è l’inconscio.. anche se mi fa paura.. anche se mi fa dolore
E mi capitava di stare male
E mi dicevo: ecco l’ora di volersi bene!

Un giorno ho chiesto al mio specchio: ma lei, che ha tanti libri, che ha letto tanto.. cosa mi consiglia di leggere..?
“Potrei consigliarle libri del settore, specialistici, ma se le devo dire quelli che mi hanno insegnato di più sono i romanzi..”
..i romanzi.. proprio quelli che non riuscivo a leggere.. preferivo i saggi.. con i saggi ti sforzi tanto a pensare.. a capire.. ma non basta

I romanzi contengono invece il vero io, possono sognare, possono spaziare come vogliono e l’uomo, dentro il romanzo, ci sta per intero..
Il romanzo è diventato il mio secondo specchio..
Ti fa capire che non c’è dolore che non sia stato già cantato..

Ti fa capire che la nostra immaginazione è spesso lontana dalla realtà..(e dire che il romanzo è finzione!)
E allora mi spoglio, mi spoglio davvero, del dolore, delle coltri di odio che mi ero costruito contro di me..
E di incanto, senza neanche volerlo, mi accorgo che non mi spoglio più

Che stavolta lo specchio è nelle mie mani
Che lo specchio è diventata la realtà stessa
Che la realtà è dunque nelle mie mani
E che finalmente ho imparato a vivere
Viaggio con il mio specchio
Mi rifletto nel mondo
Dovunque io sia
Viaggio con me stesso..

 



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

Il mio studio si trova a Milano in Via Ximenes, 1
Tel. 02 66 84 253 – Cell. 348 31 57 841

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