L’inconscio di ieri e di oggi

coscienza“…..L’amore è cieco, si dice da millenni. Ma è governato più di quanto non si pensi dalla biochimica: ormoni di diverso tipo attivano differenti regioni del nostro cervello, ci fanno reagire diversamente a stimoli e segnali. Ce lo spiega Helen Fisher, docente alla Rutgers University del New Jersey, esperta di fondamenta neurologiche delle relazioni sessuali e amorose. E nel suo libro “I quattro tipi dell’amore” appena uscito in Germania (die vier Typen der liebe, ed.Droemer) scritto dopo aver studiato questionari di 28 mila persone, cataloga appunto questi quattro tipi di carattere: il pionere, il diplomatico, lo scopritore, il fondatore…..”
“………….Premessa : i quattro tipi sono semplificazioni per classificare i diversi tipi d’influsso dei differenti ormoni. I più importanti sono testosterone , estrogeni, noradrenalina, dopamina, serotonina e oxitina.”

Queste righe sono tratte dall’ articolo “Il carattere è scritto nella chimica, ecco gli ormoni della personalità” apparso su Repubblica il primo giugno del 2010

 

 

Se facciamo un passo molto indietro nel tempo incontriamo Ippocrate, il grande medico greco vissuto nel terzo secolo a.c.. Ippocrate diceva che il carattere era scritto in quattro umori di base. La bile nera che aveva sede nella milza, dava origine, al temperamento o carattere melanconico: un individuo magro, debole, pallido, avaro, triste. La bile gialla che si trovava nel fegato corrispondeva al temperamento collerico: un tipo asciutto, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo. La flegma che stava nella testa determinava il temperamento flemmatico: un “essere” beato, lento, pigro, sereno e talentuoso. Infine l’umore rosso, il sangue che aveva sede nel cuore, corrispondeva al temperamento sanguigno: un individuo rubizzo, gioviale, allegro, goloso e dedito a una sessualità giocosa.

 

 

Allora come oggi la spiegazione della personalità umana con il suo corredo di affetti e emozioni, tramite eventi biochimici o “scientifici”, non contribuisce alla sua comprensione e di conseguenza alla nostra possibilità di cambiamento.
Un punto di vista strettamente scientifico nelle questioni umane è sempre riduttivo e di scarsa utilità: utilissimi per lo studio del funzionamento del cervello queste ricerche non servono a niente quando davvero vogliamo capire l’altro, entrare in relazione o semplicemente capire un po’ meglio noi stessi.

 

 

In tali studi si perde e smarrisce la grande scoperta freudiana dell’inconscio che oggi non può non essere presente in qualsivoglia discorso o teoria sulla natura umana.
L’inconscio freudiano ha a che fare con la scoperta e l’incontro con la nostra verità più intima e profonda, riguarda la nostra assoluta singolarità, irriducibile ad ogni classificazione e statistica.
E’ la verità che si manifesta nei lapsus, nei sogni, negli atti mancati, nei sintomi, “cose” di fronte alle quali il nostro io resta spiazzato, perde la sua padronanza, e scopre che non solo non è ciò che pensa di essere, ma che ciò che è va oltre la rappresentazione di se stesso che ha sempre avuto.

 

 

Il concetto d’inconscio promosso dal nostro tempo e veicolato da studi e ricerche come quelle della dott. Helen Fisher è invece quello di un inconscio neuronale, cerebrale, un inconscio che si risolve in una serie di alterazioni biochimiche.
E così l’amore diventa una storia di turbolenze delle endorfine e scompare l’unicità e originalità proprie ad ogni uomo, che entra così a far parte di statistiche e protocolli.



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

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