Il gioco che non diverte – Ludopatia

Businessman at Card TableQuasi tutto ciò che facciamo o potremmo fare nella vita quotidiana può renderci schiavi: gioco, sesso, televisione, acquisti, lavoro, internet, chat, esercizio fisico e video-giochi possono diventare nostri padroni, dominando la nostra volontà e occupando gran parte del nostro tempo, fino a sottrarci anche le ore del sonno.
Mai, come in questi ultimi anni, il rischio di diventare dipendenti da un qualcosa è stato così elevato, sia che si tratti di droghe, sostanze esogene o da comportamenti e azioni.

Si dovrebbe allora, smettere di giocare, fare sesso, guardare la televisione, o addirittura di lavorare per evitare di precipitare nella spirale della dipendenza e perdere così, la nostra libertà e la nostra dignità?
Evidentemente no!.


Tuttavia la tendenza alla dipendenza è sempre più frequente nell’uomo contemporaneo.
Sulla scia dell’interesse scientifico per le dipendenze “classiche” (alcol, eroina, cocaina, tabacco) si è sviluppato negli ultimi anni un crescente interesse per “alcuni comportamenti, che fungono da diversivi alla monotonia della vita, alla noia, alla solitudine, agli stress o talvolta all’infelicità, e che possono trasformarsi in vere e proprie droghe e in terribili trappole per l’individuo”.


Il disturbo del gioco d’azzardo e i problemi ad esso correlati sono stati a lungo ignorati dal punto di vista scientifico-clinico, relegando questo disturbo di condotta all’esclusivo ambito del vizio.

Ancor meno è stata posta l’attenzione sui costi che questa malattia comporta, essendo uno dei pochi disturbi in cui le conseguenze della patologia dell’individuo coinvolgono direttamente i familiari, non solo riguardo gli aspetti psicopatologici, ma con pesanti ripercussioni sulla vita privata.

Si stima che 1,5-3% della popolazione generale sia colpito da questo disturbo, il cui esordio è spesso frequente già all’età adolescenziale e tende ad essere più raro dopo i 40 anni. Il sesso maschile è più colpito.



ASPETTI GENERALI DELLE DIPENDENZE COMPORTAMENTALI


Esistono molte opinioni discordanti sul concetto di “dipendenze comportamentali”. In generale, per parlare di dipendenza è necessario che vi siano insieme impulso, consumazione avida e passionale, ripetizione e dipendenza. Tali dimensioni cliniche non si ritrovano sistematicamente nei soggetti con dipendenze comportamentali. Bisogna riflettere in primo luogo sull’esistenza delle dipendenze di tipo fisico e quelle di tipo psicologico.


Mentre per la dipendenza fisica possiamo fare riferimento alla necessità di assumere una determinata sostanza per evitare la sofferenza psicologica ed i segni causati dalla sua mancanza (tremori, nausea, diarrea, crampi, convulsioni, etc…), il concetto di dipendenza psicologica è più sfuggente, in quanto fa riferimento a meccanismi difficilmente evidenziabili, per cui il desiderio irrefrenabile di assumere nuovamente una sostanza (ma, come vedremo, anche di trovarsi in una determinata situazione, di “consumare” qualcosa che non sia una sostanza, di non poter fare a meno di qualcosa o qualcuno) non è apparentemente in relazione con le caratteristiche della sostanza stessa ne con le conseguenze biochimiche dell’assunzione.

Il soggetto affetto da una dipendenza comportamentale compie in modo ripetitivo e “obbligato” una precisa sequenza di comportamenti (acquisti, furti, incendi, etc..), cui seguono reazioni di piacere, di disinibizione e/o di euforia.


Nelle dipendenze comportamentali sono presenti numerosi sintomi tipici delle dipendenze da sostanze (chimiche), in particolare un comportamento selettivamente investito con conseguenze negative individuali, familiari, sociali e professionali e una sensazione di ansia o di malessere nel caso in cui tale comportamento venga interrotto.

Oggi tra le dipendenze comportamentali vengono incluse anche le cosiddette “nuove dipendenze”, quali l’acquistare compulsivo, la dipendenza sessuale, la dipendenza dal lavoro, i disturbi bulimici, i comportamenti rischiosi, la dipendenza da Internet o da video-giochi o da gioco d’azzardo.



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

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