Sono mesi che non lo vedo.
Ci eravamo salutati con un abbraccio e se ne era andato incontro alla vita e al mondo da cui finalmente aveva smesso di scappare.
Appena entra gli vedo negli occhi lo stesso disperato spaesamento di quando l’avevo conosciuto. “E se anch’io fossi come loro….”, non dice altro, neanche buongiorno, mi guarda fisso e aspetta, come un imputato in attesa del verdetto. Loro chi? Loro, i padri che ammazzano mogli e figli.
Bambini, teneri e dolci come i suoi, che lui ama infinitamente, ma che se dall’oggi al domani, improvvisamente diventasse pazzo, potrebbe anche lui far fuori a coltellate, e con loro, sua moglie, la compagna che ha dato colore alle sue sbiadite giornate.
Con lo sguardo agganciato ai miei occhi, che non abbandona un istante, riesce a dare voce, a “trasformare” in parole- pensieri, i suoi terrori, lampi, visioni spaventose che all’improvviso gli esplodono in testa.
Mentre parla, io mi domando perché questo giovane uomo, che conosco tanto bene e non farebbe male a una mosca, possa sentirsi così esposto, così in pericolo. E chissà quanti altri padri, come lui sono ugualmente preda di simili terrori. A questi padri, sconvolti e atterriti dalle azioni e dalle foto di uomini come loro, dalla vita ordinata come la loro, con le pareti di casa tappezzate di foto-famiglia “ mulino bianco” , rivolgo queste riflessioni, perché essere uguali fuori, non ha proprio niente a che fare, coll’essere uguali dentro.
Come si sa l’apparenza inganna. Alcune persone hanno un cattivo rapporto con la propria aggressività, quando la incontrano, cioè ne fanno esperienza, si spaventano e si sentono cattivi e colpevoli.
Dentro di loro c’è questo punto buio, senza luce, una sorta di mina vagante, che secondo loro può esplodere in modi che non hanno imparato né a gestire, né a modulare. Aggressività che crea ingorghi quando viene soffocata e ingoiata e grandi rabbie quando viene espressa. Facciamo alcuni semplici esempi di vita quotidiana
Questa notte il bambino si è svegliato cinque volte, per quattro vote ti sei alzato a cullarlo e calmarlo, alla quinta però lo avresti volentieri strozzato e messo un tappo in bocca per farlo finalmente tacere.
Questo è ciò che senti e pensi, e chiaramente non fai, alzi soltanto un po’ il tono di voce e sei più netto nei gesti. Solo questo, niente di più, ma ugualmente ti senti in colpa, che cosa ti ha preso?, come puoi aver pensato quelle cose? che razza di padre sei?
Lo stesso può accadere quando stanco e sfinito da una giornata particolarmente faticosa, arrivi a casa e te li ritrovi addosso piangenti o ridenti, ma sempre con mille pretese. E’ solo un lampo: ma che bello se sparissero…..
Pensieri e sensazioni di questo genere sono all’ordine del giorno nella vita di ogni madre e di ogni padre: non c’è niente di strano, per quasi tutti sono “pensieri-desideri” assolutamente naturali , non c’è colpa, né pericolo, ma solo il bisogno di dormire o di riposarsi un po’ , è il corpo che reclama e urla “lasciatemi in pace”, non il genitore che malgrado la rabbia del corpo, si alza, cambia il pannolino e canta la ninna-nanna.
L’essere padri o madri sufficientemente buoni non viene messo in discussione da questo tipo di pensieri.
Per molti è così, ma per alcuni, quelli di prima che hanno un cattivo rapporto con la propria aggressività, non è così’. Questi alcuni si sentono in colpa solo per avere avuto tali pensieri-desideri, sono “cattivi”, si giudicano severamente, per loro tra il dire e il fare non c’è di mezzo il mare, il pensiero-desiderio ha lo stesso valore, la stessa realtà dell’azione, del fare. Entrano in crisi, se oggi l’hanno pensato, domani potrebbero farlo.
Ma se così fosse saremmo tutti assassini, ladri, traditori perché chi non ha mai immaginato, fantasticato terribili vendette o tradimenti nei confronti dei propri nemici? Fantasie e pensieri che in un certo senso hanno acquietato e spuntato la lancia della nostra rabbia, una specie di sublimazione di serie b.
Ma per il mio ex-paziente e gli altri come lui non è così, colpevoli senza attenuanti di pensieri che ai loro occhi sono pari alle azioni, quando accadono fatti come quelli dei padri che realmente uccidono i propri figli, non riescono a cogliere la differenza, il salto di qualità che c’è tra loro e questi padri estranei e impermeabili a qualunque senso di colpa che non si riferisca al delitto già compiuto.
Non vedono la differenza tra questi assassini e loro che si colpevolizzano per uno scatto d’ira, un pensiero non corretto, che non si concedono il diritto di avere rabbie, pretese, desideri rivolti a se stessi senza sentirsi egoisti ed inadeguati.
Non vedono che per questi padri i figli prima che oggetti d’amore sono ostacoli, impedimenti o giocattoli e possessi, mentre per loro, sono i loro bambini che amano, e che essere a volte stanchi, irritabili e sfiniti non significa mettere in discussione l’amore e la dedizione che hanno per loro.
Questi padri colpevoli di niente non sono esposti e in pericolo, ma assolutamente al sicuro, protetti dall’amore che, a differenza degli altri, sono in grado di nutrire per l’altro e perciò per i loro figli.
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