Ad introdurre la parola angoscia non fu un clinico, ma un filosofo, Kirkegaard, che vide nell’angoscia un’ineliminabile qualità dell’esistenza umana: secondo Kirkegaard per l’uomo “esistere” significa ex-sistere, cioè stare fuori, separarsi dall’infinito e prendere coscienza del proprio nulla.
Chi più, chi meno, quasi tutti abbiamo fatto conoscenza, in modo più o meno intenso e profondo, di tale sentimento in cui l’anima precipita quando improvvisamente si trova di fronte all’imprevedibile e all’indeterminato ed è costretta a fare esperienza della propria vulnerabilità e precarietà. Tuttavia è proprio questo male dell’anima che spesso nutre la creatività umana che vediamo esprimersi nelle tante poesie, melodie, dipinti ed altro dedicati a questo tema.
L’ansia e la paura invece sono meccanismi di difesa dell’io d’importanza fondamentale. Guai a non aver paura, ne andrebbe della nostra stessa sopravvivenza, il mondo infatti ci apparirebbe come uno scenario privo di pericoli che in breve tempo ci sommergerebbero ed annienterebbero. L’ansia è una normale funzione dell’io che porta all’attivazione delle nostre risorse fisiche e mentali di fronte a situazioni difficili o pericolose, per ottimizzare al massimo le nostre prestazioni, niente di più utile perciò.
E’ solo una questione di limiti e di quantità a trasformare l’ansia, la paura e l’angoscia, affetti che ci difendono ed arricchiscono, in qualcosa di altamente disfunzionale, invasivo e paralizzante. Quando si travalicano questi limiti l’ansia, la paura, l’angoscia da umili servitori diventano i padroni assoluti della nostra vita.
Le ragioni di questi sconfinamenti sono molte e le più diverse: ognuno di noi ha la sua storia con i suoi strappi che a volte si ricuciono spontaneamente, altre volte invece generano ansia, fobie, ossessioni, che poco hanno a che vedere con lo squarcio originale perché tenercene lontano è il loro obiettivo. Altre volte non ci sono strappi, non c’è niente di eclatante e significativo, soltanto tante piccole carenze, tanti piccoli vuoti, quotidianamente ripetuti che alla fine si trasformano in pesantissimi ed opprimenti massi che occupano tutto lo spazio che abbiamo dentro di noi.
Riporto qui di seguito la classificazione dei disturbi d’ansia secondo il DMS-5, che è il sistema nosografico attualmente più usato in tutto il mondo da medici, psicologi e psichiatri.
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