Diario di una psicoterapeuta d’altri tempi

E adesso, eccomi qui, grazie al coronavirus, seduta, davanti al compiuter, collegata via skipe con la mia paziente: proprio io che sono una psicoterapeuta di antica data, venuta al mondo quando non c’era neppure la TV.

Negli anni, mi è capitato di fare delle sedute con skipe o delle video chiamate. All’inizio con i miei stessi pazienti che per ragioni di lavoro o altro si trasferivano lontano. In questo caso il problema era stato più che altro prendere confidenza con il mezzo, lo strumento tecnologico, verso il quale ho sempre nutrito un’atavica diffidenza che si può riassumere nella domanda: “funzionerà?”.

Funzionava, sia lo strumento che la psicoterapia: dopo i primi convenevoli, sia io, sia il paziente, senza alcuna fatica, naturalmente, entravamo nella nostra “stanza d’analisi”, nel percorso che insieme avevamo incominciato a costruire. La mancanza di un contatto reale non si avvertiva, ambedue eravamo coinvolti, avvolti dall’atmosfera della nostra relazione terapeutica.

Tutto bene, allora. Sì, tutto bene, ma pensavo che il “tutto bene” fosse dovuto a quanto era stato costruito prima, negli incontri in studio, che erano le basi, le fondamenta che ci consentivano di andare avanti.

psicoterapeutaPoi qualche volta, raramente, mi è capitato di ricevere  delle richieste di una psicoterapia online da persone che non conoscevo. Anche allora ho accettato, con poca fiducia e molta perplessità, del tipo: “Vediamo come andrà. Lo fanno in tanti..”

E’ andata bene, anche quelle poche volte, ma ancora pensavo che fosse un caso, poco indicativo, dovuto soprattutto al fatto che tra me-psicoterapeuta e quello sconosciuto paziente da subito si era stabilito un particolare feeling che senza intoppi aveva agevolato lo stabilirsi dell’alleanza terapeutica.

Insomma ciò che voglio dire è che fino all’avvento del coronavirus, per me, in generale   la psicoterapia online è sempre stata una psicoterapia di seconda scelta.

Poi il covid-19 mi ha forzosamente fatto sedere ogni giorno davanti allo schermo del compiuter e, lì, ascoltare, parlare, osservare, guardare il paziente dentro il video. Non posso dire che all’inizio ne fossi contenta: per me la relazione terapeutica, oltre a tutto quello che necessariamente deve essere, è anche una relazione d’”amore”, un amore molto particolare, ma pur sempre amore, dove gli sguardi che si incrociano, l’espressività dei gesti, la vicinanza etc.., sono importanrti

Ormai è quasi un mese, che il mio lavoro si svolge esclusivamente online. Giorno dopo giorno, a poco a poco, la diffidenza e la sfiducia sono scomparse, e mi sono accorta che non avverto più differenza tra una seduta in studio e una seduta online. Skipe, non più nemico, è diventato un amico che mi porta l’esterno, il mondo di fuori, dentro casa, mi porta i volti, le voci, i sorrisi, l’allegria e la tristezza di quanti, amici o pazienti, il covid-19 mi vieta di incontrare e  cancella la solitudine.

E’ diventato il mio alleato, mi permette di lavorare, di seguire i miei pazienti, vecchi e nuovi, e di proseguire nel cammino che insieme stiamo cercando e inventando.



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

Il mio studio si trova a Milano in Via Ximenes, 1
Tel. 02 66 84 253 – Cell. 348 31 57 841

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