Depressione: una malattia moderna

 

Hopper1-638x425Si sente dire spesso che la depressione è una malattia moderna, in realtà la depressione è una sofferenza che esiste da sempre , nel corso del tempo ha più volte cambiato nome, ma è restata sempre la stessa, perchè è parte della natura umana.

Ciò che invece è moderno, specifico della nostra società, è la sua enorme diffusione, il numero sempre maggiore di persone che soffrono di depressione.

Nel nostro mondo il successo, l’essere all’altezza, “riuscire” è un dovere, non c’è spazio per l’insuccesso, il senso di fallimento, la morte, la malattia, la vecchiaia, per il tempo del lutto insomma che ogni perdita comporta.

Oggi ogni uomo deve affrontare da “solo” questi eventi dolorosi che fanno parte della vita, sono diventate esperienze solitarie, individuali, non sono più, come un tempo, elaborate e partecipate socialmente attraverso simboli, riti e cerimonie come ad esempio, l’esibizione per alcuni mesi della fascia nera sulla manica o del bottone nero all’occhiello, testimonianze pubbliche del lutto che affliggeva chi le indossava. Tali simboli invitavano chiunque li vedesse a rispettare e partecipare al dolore di chi li esibiva che poteva così sentire il conforto e la comprensione altrui.

Nel mondo d’oggi sono scomparse ogni sostegno ed elaborazione sociale e ogni uomo si deve confrontare da “solo” con la propria finitezza, con l’impotenza, l’inadeguatezza e il dolore che ogni esperienza di “perdita” comporta.

Ma tutto ciò che viene negato o rimosso, sono scomparse ogni sostegno ed elaborazione sociale a livello individuale o sociale, trova un’altra strada per manifestarsi, si ripresenta, e oggi ha preso la forma dei cosiddetti nuovi sintomi, o meglio della loro endemica propagazione, così è per la depressione, il panico e le dipendenze, che non sono altro che l’espressione della mancata elaborazione della perdita, e dell’accettazione del proprio senso di mancanza e finitezza.
L’uomo moderno, narcisisticamente nutrito dalla cultura del fitness e del welness, non è più abituato a pensarsi limitato e imperfetto, non ha più familiarità con la perdita, e quando l’ incontra e “si incontra”, ne resta traumatizzato.

Da questo incontro nasce il sintomo.


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