“Parigi cambia, ma niente, nella mia malinconia, s’è spostato..” scriveva Baudelaire.
C’è condensato in questi versi tutto un mondo colorato e cangiante pronto ad accendersi di luci, e dall’altra parte un’anima che guarda, ma non può vedere: è calato tra lei e il mondo un vetro spesso e polveroso che di tali luci e colori, le rimanda solo uno spento, opaco e lontano riflesso.
“Malinconia”, era il nome originario delladepressione, una parola che si porta dietro qualcosa di struggente e dolce che lentamente avanza, penetra, avvolge nelle sue spire ed infine sommerge nella sua trasparente oscurità. Una parola forse più adatta a questo male oggi tanto diffuso, del termine depressione, così deciso e determinato, che comporta una caduta senza alcuna gradualità, una mancanza di autostima, una caduta della mente, o del terreno, o dell’economia, va bene per tutte e tre, non è come la malinconia qualcosa che riguarda solo l’anima.
La depressione diventa una malattia quando supera certe soglie e si accompagna a determinati fattori, altrimenti quasi tutti conosciamo Signora Malinconia, che ci è stata compagna e amante, una o più volte.
Immaginate delle soglie disseminate lungo un ipotetico continuum che dalla salute-normalità va verso la malattia-follia, quando vengono superate, la depressione da comune malessere umano si trasforma in una vera e propria patologia.
La tristezza invincibile allora è accompagnata da mancanza di autostima, mancanza di energia, incapacità di godere dei normali piaceri della vita, disturbi vegetativi relativi al sonno e all’ alimentazione.
A questo dobbiamo aggiungere l’insorgere di un senso di avversione per se stessi, una cadutadell’autostima che col tempo può diventare una crescente sensazione d’inutilità, ed inoltre disturbi cognitivi quali difficoltà di concentrazione, confusione, perdita di memoria che si alternano a periodi di lucidità e altro ancora.
La depressione clinica può colpire chiunque, all’ improvviso o in forma strisciante in un lento ed inesorabile crescendo, sulla sua eziologia e sintomatologia sono state scritte pagine e pagine, a tutt’oggi però resta un grande mistero.
Per esempio è certo che la depressione dei genitori sia un fattore predisponente alla sua insorgenza nei figli, tuttavia non si è ancora potuto stabilire in quale misura la tendenza alladepressione sia trasmessa geneticamente e in quale misura invece sia una reazione al comportamento depresso dei genitori.
E’ invece riconosciuto che la “perdita”, è la chiave di volta della depressione sia per quanto riguarda il suo sviluppo, sia la sua genesi.
La straordinaria corrispondenza tra gli stati affettivi presenti nella depressione e nel lutto, hanno spinto a cercare le origini delle dinamiche depressive in premature e dolorose esperienze di perdita o separazione dall’oggetto d’amore. La perdita non necessariamente deve essere reale, può essere anche interna, psicologica.
Se in seguito la depressione si manifesterà in modo conclamato, la “perdita” prolifererà ed invaderà tutta la vita della persona colpita, perdita di autostima, della fiducia in se stessi, paura di perdere le persone care, perdita di energia, perdita della speranza, e così via fino ad arrivare all’agghiacciante e paralizzante senso di perdita che si accompagna alla percezione che la propria vita stia scivolando via.
Le esperienze di perdita o separazione non elaborate trasformano il sentimento di essere rifiutati, nella convinzione inconscia di aver meritato quel rifiuto, a causa delle proprie mancanze e cattiverie, che anche in futuro non porteranno che ad altri rifiuti.
Da qui il forte senso di colpa che caratterizza la depressione.
Sembra che le donne insieme agli artisti, i poeti soprattutto, siano i soggetti a più alto rischio. Quanto a sensi di colpa e mancanza di autostima il genere femminile non ha niente da invidiare a nessuno, per quanto concerne i poeti l’universo dell’anima è il loro habitat naturale e forse è facile scivolare in abissi sconosciuti, quando quotidianamente si coltiva e convive con l’aspetto triste e solitario della condizione umana, come la maggior parte dei poeti fa.
In ogni caso è plausibile pensare che oltre a specifiche determinanti personali possano sussistere anche fattori sociali che facilitano l’instaurarsi della depressione.
Clinicamente la depressione è classificata come un disturbo del tono dell’umore, si distinguono tre forme di depressione.
La depressione connessa a malattie organiche, la depressione endogena non collegabile ad eventi esterni, e la depressione reattiva collegata a un’esperienza vissuta come perdita.
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