Ci sono domande che nascono insieme all’uomo stesso, come per esempio: ” Chi sono io?”, “Chi è l’altro?”, “Perché sono qui?”, e sono domande che non è possibile eludere, ma esigono delle risposte.
Ogni epoca, civiltà e cultura, nel corso dei secoli, si è data le proprie risposte, ma sempre le risposte trovate dovevano dare un “senso” e un significato alla vita e alla presenza dell’uomo nell’universo. Privato di “senso”, infatti, l’uomo è di-sperato, senza speranza. Anche noi, come le civiltà del passato, cerchiamo le nostre risposte e dobbiamo trovare il “senso” del nostro essere qui.
Nel mondo antico c’erano gli dei sul monte Olimpo che trascorrevano il tempo a litigare, amare, tradire, divertirsi, arrabbiarsi e ogni tanto intervenivano nelle faccende degli uomini, parteggiando ora per gli uni, ora per gli altri.
Gli dei non erano buoni o cattivi, belli o brutti, ma l’uno e l’altro insieme: in loro il bene si confonde col male, la luce con l’ombra, non esiste la differenza perché, come dice Eraclito: “Il dio è giorno e notte, inverno estate, guerra e pace, sazietà e fame, e muta come il fuoco quando si mischia ai profumi odorosi, prendendo di volta in volta il loro aroma. ” Sull’Olimpo, insomma, con grande naturalezza si mangiavano i figli, si eliminava il padre, si giaceva con la madre e la sorella e ancora di più.
Poi, c’erano gli uomini che avevano le stesse passioni degli dei, tuttavia il braccio che uccideva era armato da Marte; l’ira che accecava, scatenata da Zeus o Poseidone; l’amore che travolgeva, ispirato da Venere; la mano che rubava, guidata da Mercurio e così via.
Considerato da questo punto di vista, l’uomo a quel tempo non era molto padrone del proprio destino, ma neppure gli dei, così giocherelloni con le umane passioni, potevano fare tutto quello che volevano: anche loro, infatti, dovevano obbedire e sottostare ad Anankè, la Necessità, l’immutabile legge della Natura che tutto ordina.
In tale ordine ciascuno aveva il suo posto ed il suo significato e, né gli dei, né gli uomini, potevano infrangere la legge della Natura che tutto governa.
Nel mondo antico il tempo è circolare, ciclico, lo scopo di ogni ciclo è quello di compiersi, chiudere il cerchio: il fine di un ciclo coincide perciò con la sua fine e l’inizio del successivo.
Questo è l’ordine che ci hanno descritto la mitologia, le cosmologie, le religioni e la filosofia del passato.
In seguito quest’ordine si rompe: l’uomo incomincia a progettare, inventare e costruire tecniche che di volta, in volta cambiano, sottomettono, sconvolgono le leggi della Natura. Il tempo circolare, privo di direzione, diventa il tempo del futuro, del progresso, del quale non è più possibile scorgere né la fine, né il fine ultimo, poiché ora, questi dipendono dal progetto perseguito nel momento presente e si spostano di volta in volta, un poco più in là, lungo la linea retta del tempo futuro.
L’uomo perde così il suo posto nell’universo e con esso il “senso” della sua esistenza, che è costretto a cercare altrove: cambia la direzione, non più fuori, all’esterno, in un ordine precostituito diventato precario, ma all’interno, dentro di sé.
Le scienze del passato scompaiono, ora spetta alla psicologia, alla psicoanalisi e ad altre discipline il compito di restituire un “senso” ed un significato alla presenza dell’uomo nell’universo.
Inizia un nuovo viaggio: scomparsi gli dei dell’Olimpo e gli eroi dei miti che davano vita e realtà alle immagini archetipe e agli istinti primari, prende forma il concetto di inconscio collettivo ed individuale, quale loro sede naturale.
L’inconscio è oggi interrogato con le parole della psicologia e della psicoanalisi, che cercano di comprendere i simboli che abitano i nostri sogni, vivono nell’arte ed esplodono nella follia, simboli che racchiudono in sé i molteplici, diversi, contraddittori e indefinibili “sensi” degli archetipi presenti nell’immaginario e nell’inconscio dell’essere umano.
E’ tramite il cammino della consapevolezza che si giunge alla realizzazione del sé, nel senso junghiano del termine, dove risiede il “senso” e il significato della vita di ciascuno, anche se “Per quanto tu cammini e percorra ogni strada, non potrai raggiungere i confini dell’anima, tanto è profondo il suo logos.” (Eraclito)
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