Che la vita non sia una passeggiata lo scopriamo tutti ben presto, Cesare Pavese che della fatica di vivere era un esperto aveva chiamato il suo diario “Il mestiere di vivere”, e davvero vivere è un lavoro, a volte gratificante ed appagante, a volte pesante e faticoso e spesso anche doloroso.
Un lavoro che ci riguarda tutti e che all’improvviso può richiederci prestazioni nuove ed inconsuete, di fronte alle quali ci sentiamo impreparati, spaesati e impotenti, ed allora entriamo in una situazione di black-out.
Black-out appunto, vi ricordate il panico, la confusione, il senso di precarietà ed emergenza che ci assale ogni volta che per qualche imprevisto le centrali elettriche sono andate in tilt e dappertutto è mancata la luce?
In queste situazioni d’emergenza collettiva, ci allertiamo tutti, ci scambiamo notizie, diamo e riceviamo consigli su come cavarcela, ma soprattutto “ci sentiamo tutti sulla stessa barca”, e questo senso di partecipazione e condivisione ci da forza e fiducia e ci da anche idee nuove e illuminanti su come risolvere cose normali, che senza la luce o l’acqua diventano problemi insormantabili, insomma ci scopriamo pieni di d’inimmaginabili risorse e, soprattutto, non ci sentiamo soli di fronte alla scalata del Kiljmangiaro, ma legati l’uno all’altro in un’unica cordata, insomma “aiutati”.
Ecco il cliente del counseling è chiunque si trovi in una situazione di black-out ed abbia bisogno di aiuto, aiuto non psicoterapia, si deve distinguere bene, il cliente del counseling infatti deve avere da qualche parte risorse, potenzialità, capacità di riflessione razionale ed oggettiva che il buio del black-out provvisoriamente gli nasconde e che lui da solo, non riesce più a trovare, questo è l’aiuto, e scusate se è poco.
In altre parole, il cliente del counseling è un signore che mediamente ha sempre funzionato bene, se l’è sempre cavata nella sua vita, tranne adesso di fronte a questa “COSA” che gli sta succedendo e gli confonde la vista, annebbia il cervello, dalla quale non sa prendere le distanze, ma ne è letteralmente inghiottito.
Quali sono le cose che possono sconvolgere l’ordine che abbiamo sempre dato alla nostra vita? Le più varie, eventi tragici come la perdita di un lavoro, o la necessità di riciclarci, una separazione, un lutto, una malattia, oppure piccoli avvenimenti, all’apparenza di poco conto, ma che in realtà sono la fatidica goccia che fa traboccare il vaso e lo stress accumulato e non più contenuto, ci sommerge.
Critici e scatenanti possono essere anche gli inevitabili passaggi legati all’età, come la scelta degli studi, la genitorialità, il pensionamento, la maternità e così via, eventi emotivamente molto intensi e coinvolgenti che possono essere fonte di grande gioia o al contrario di grande turbamento e disorientamento, a seconda del momento e delle condizioni in cui siamo quando ci capitano.
In conclusione il cliente del counseling siamo noi tutti, quando non ce la facciamo da soli ed abbiamo bisogno di aiuto. E questo è tanto vero che se avete la voglia e il tempo di consultare su internet le pagine dedicate a questo argomento, troverete numerosi tipi di counseling a seconda del problema e del tipo di aiuto richiesto.
Molte Università, per esempio, si fanno carico in prima persona del disagio e delle incertezze dei propri studenti a cui offrono un servizio gratuito di counseling d’orientamento. E poi, c’è il counseling psicologico, il counseling scolastico, l’art-counseling, il couseling filosofico, il career counseling ed altri ancora che si rivolgono a singoli individui o gruppi, ed inoltre poiché i problemi non sono un privilegio solo individuale, c’è il counseling di coppia, aziendale, di comunità etc.. E se è vero che strumento principe del counseling è il colloquio faccia a faccia, è altrettanto vero che in questi ultimi anni sta affermandosi sempre di più anche il counseling on-line e telefonico.
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