personalità-narcisistaDopo un incontro memorabile, lui “sparisce” per giorni o settimane (non si fa sentire, non risponde ai vostri sms o risponde molto freddamente restando sul vago sulla data di un prossimo incontro) per poi ricomparire all’improvviso, come se niente fosse, proprio quando eravate sul punto di cancellarlo dalla vostra rubrica del cellulare e dalla vostra vita.

 

 

E quando lui si degna di chiamarvi dopo un lungo silenzio, la rabbia che avete accumulato in questa fase di “silenzio stampa” si scioglie come neve al sole e finite per “ricaderci” contro ogni logica e buon proposito.

Se vi siete riconosciute in questa descrizione, dovete sapere che si tratta di una dinamica molto comune: anche troppe donne rimangono intrappolate in rapporti ambivalenti in cui l’amato alterna momenti di grande coinvolgimento a momenti (che con il tempo diventano sempre più frequenti) di chiusura, fuga, freddezza.

 

 

Oltre all’ambivalenza, la caratteristica distintiva di questi rapporti è la mancanza di una progettualità e di una crescita: anche se ci esce insieme da anni, il rapporto non evolve ma rimane a livello di una frequentazione casuale in cui è sempre lui a decidere i tempi e i modi dell’incontro.

Il paradosso è che nonostante queste relazioni facciano soffrire molto distaccarsene può essere veramente difficile.
In questo articolo analizzeremo brevemente alcune delle dinamiche psicologiche che scattano in un uomo che ha paura di impegnarsi.
Le ragioni di lei: l’illusione di cambiare l’ altro.
Una delle ragioni che rende ad una donna un distacco difficile da un rapporto chiaramente insoddisfacente sta proprio nell’ambivalenza che contraddistingue questo tipo di relazioni.

Se lui fosse sempre freddo, scostante e insensibile (come è per la maggior parte del tempo), sarebbe facile chiudere con un rapporto che non dà altro che dolore e rifiuto.

 

 

Ma, per parafrasare la celebre canzone di Mina, “c’è di buono che la momento giusto lui è capace di diventare un altro”: capace cioè di una tenerezza, un coinvolgimento e una passionalità che portano ad un intesa quasi magica che diventa difficile da dimenticare.

 

 

L’errore che molte donne fanno è quella di legarsi ai momenti belli (ingoiando tra un incontro e l’altro colossali mancanze di rispetto) e sperando che con il tempo i momenti di intimità diventino sempre più frequenti e duraturi.
Di solito avviene l’esatto contrario: il rapporto con il tempo involve e lui si dimostra sempre più insofferente e distaccato.

 

 

Non è infrequente, infatti, che all’inizio lui fosse completamente diverso e che si dimostrasse premuroso, innamorato, desideroso di costruire qualcosa salvo poi raffreddarsi velocemente appena avete cominciato a ricambiare il suo affetto.

 

 

Di solito di fronte al comportamento ambiguo del partner, la donna commette l’errore di giustificarlo, di pensare che le sue fughe siano dovute soltanto alla paura di innamorarsi e che basti essere paziente, comprensiva, non chiedergli niente e dargli tutto perché lui superi le sue paure e si leghi.

Purtroppo questo non avviene, perché anche se lui ricevesse tutto l’amore del mondo, non si legherebbe comunque perché è incapace di stare in una relazione e di impegnarsi seriamente in un rapporto.

 

 

È bene sapere che non tutte le persone hanno la capacità di stabilire delle relazioni profonde e soddisfacenti con un altro essere umano: purtroppo, alcuni individui a causa di ferite emotive molto profonde ricevute nelle prime fasi della loro vita non hanno mai potuto sviluppare un’affettività sana.

Paradossalmente molte persone con gravi difficoltà nel vivere l’affettività, sono sotto altri aspetti realizzati e affascinanti, ma la loro capacità di amare e di costruire una relazione tenendo conto dei bisogni dell’ altro è gravemente compromessa.
Questi uomini hanno gravi difficoltà con l’intimità e anche se possono avere degli slanci di passione e di tenerezza, non si legano mai in modo totale e definitivo ad una persona.

Queste difficoltà con l’ affettività sono centrali nella patologia narcisistica, una patologia che è molto comune e che si esprime nell’incapacità di amare nel senso più pieno e più autentico del termine.

Se desideri avere una consulenza online puoi contattarmi attraverso il mio indirizzo e-mail
dg@psicoterapeutico.com oppure telefonando al numero 348 3157841

Al giorno d’oggi dal punto di vista dell’efficacia e dei risultati, non c’è alcuna differenza tra una psicoterapia online e una psicoterapia classica, cioè vis-a-vis.
O meglio, in alcuni casi può essere preferibile una psicoterapia online e in altri una psicoterapia classica.

L’avvento di internet ha infatti rivoluzionato il nostro modo di comunicare e poiché la psicoterapia è per definizione “la parola che cura” e perciò “comunicazione”, vediamo quali sono le potenzialità di internet rispetto alla psicoterapia.

Innanzi tutto internet consente di collegarsi a basso costo o addirittura gratuitamente con programmi quali Skype, a un terapeuta che può vivere in ogni parte del mondo.

Consulenza online - Daniela Grazioli Psicoterapeuta

Ci possono essere, poi, obiettive difficoltà pratiche che non permettono al paziente di recarsi materialmente nello studio di uno psicoterapeuta. Per esempio un paziente con un handicap relativo alla locomozione, oppure il trasferimento del paziente o dell’analista in un’altra città che, senza le opportunità di comunicazione concesse da internet, sarebbe costretto a interrompere una terapia già avviata.

E’ importante sottolineare inoltre, che negli “incontri online” all’audio si può aggiungere il video in tempo reale, in modo tale da simulare nella realtà virtuale, la seduta vera e propria.

Con la presenza contemporanea di video e audio diventa possibile registrare le parole dette, i silenzi, le espressioni del viso, le pause, il rispetto degli orari, etc.., insomma tutti quei dettagli che fanno parte del procedimento terapeutico.

Terapeuta e paziente sono infatti, presenti insieme nello stesso tempo e spazio virtuale, si trovano cioè nella stessa stanza virtuale, che non ha niente da invidiare alla stanza reale, poiché ciò che soprattutto caratterizza e conta in una psicoterapia è il significato dell’esperienza che viene vissuta nel suo complesso.

Da questo punto di vista è perciò del tutto improduttivo affannarsi a teorizzare sulle somiglianze e differenze tra la psicoterapia tradizionale e la psicoterapia online, come viene fatto da molti critici.

Che sia uno psicoterapeuta in carne e ossa o uno psicoterapeuta online il nostro terapeuta, non ha alcuna rilevanza riguardo all’efficacia della terapia. La psicoterapia in rete ha infatti una propria comprovata dignità al pari di altre tecniche psicoterapeutiche.

La psicoterapia online è qualcosa di nuovo come lo sono state a suo tempo la psicoterapia dei bambini che dobbiamo Melanie Klein, la terapia degli psicotici di Sullivan, del narcisismo di Kohut, quella degli adolescenti, dei gruppi, delle famiglie, che hanno dovuto affrontare nuovi problemi e tecniche, ma alla fine hanno prodotto innovazioni e salutari ripensamenti e arricchimenti della teoria psicoanalitica classica.

Tra le pessime madri spesso si annoverano loro: le madri narcisiste. Vi sono vari aspetti chiavi di questo tipo di relazione e molte figlie (soprattutto figlie, ma anche figli) sanno di cosa stiamo parlando. Uno su tutti è:

Tendono a detenere il controllo sulle vite e sulle scelte dei figli, la figlia femmina ad esempio è di solito vista come estensione di sé, ma tendono a diventare gelose e possessive se si tenta di uscire dalle gabbie (a volte anche dorate) da loro costruite. Il controllo è esercitato anche con la minaccia della paura che il mondo la fuori sia solo una selva, così da impedire al figlio di crescere e sperimentare, tenendolo invece ben stretto alla propria “gonna”. Gonna che irrimediabilmente diviene terreno fertile di nevrosi o psicosi del figlio, una volta raggiunta l’età adulta.

L’amore percepito dai figli di una madre narcisista è un amore ambivalente che spesso oscilla tra troppe premure e distacco emotivo, senza mai avere un equilibrio reale. E’ per questo che il figlio che cresce in questo tipo di dinamica, non solo non riesce a sviluppare un radicato senso di se stesso, delle sue voglie e dei suoi desideri, ma rischia anche di trovare rifugio in relazioni disfunzionali proprio come disfunzionale è stata la relazione con la prima figura d’amore apparsa nella sua vita.

Staccare anche solo metaforicamente il cordone ombelicale con questo genere di madri non è affatto cosa semplice, richiede studio e analisi nel profondo di sé. D’altronde risulta imprescindibile dal momento che vivere tutta la vita in funzione di un’altra persona, per soddisfare bisogni e necessità, fosse pure la figura materna, significa commettere il delitto di non vivere la propria.

a cura di Stefania Magnifico

Se parliamo di comportamenti passivo-aggressivi dobbiamo ancora una volta parlare di narcisismo. Molti di noi hanno avuto a che fare con persone che si mostrano gentili e premurose ma che a volte nascondono comportamenti inaspettati. Andiamo a vedere chi sono le persone passivo-aggressive e come comportarsi in loro presenza.

 

I narcisisti ce li ritroviamo un po’ ovunque: tra le amicizie, nelle relazioni amorose, nei matrimoni e purtroppo anche in famiglia; siamo abituati a vedere il narcisista classico come colui/colei totalmente privo di empatia, egoista, sentimentalmente disastroso; ma vi è un altro tipo di narcisismo, forse più celato, sicuramente più difficile da individuare.

Narcisismo: differenze tra covert e overt

Partendo dal presupposto che l’argomento in questione è molto complesso, appositamente qui sviscerato in più articoli, proveremo a sintetizzare il più possibile concentrandoci su alcuni temi chiave. Il narcisista overt normalmente si presenta così:

Va da se che nelle relazioni interpersonali spesso questi soggetti sono palesemente fastidiosi ma, in alcuni casi, sono invece molto affascinanti e goliardici. Sia nelle amicizie che nei rapporti amorosi queste persone sono sovente l’anima delle feste! A dirla tutta però questi individui l’anima spesso … non ce l’hanno! La mancanza di empatia rispetto ai bisogni dell’altro li rende persone vuote, egocentriche e spesso arroganti.

Chi è invece il narcisista covert?

Nel narcisista covert il narcisismo appare come “ritirato”, nascosto. Sembra equilibrato e gentile ad un primo approccio, ma nasconde “demoni” se si va in profondità. Egli tende ad osservare per poi giudicare e a stare in  silenzio ad ascoltare (ascolto superficiale e mosso da altri fini) piuttosto che a parlare, si espone pochissimo ma rimugina e giudica attraverso critiche mosse alle spalle del malcapitato.

Il narcisista covert nelle relazioni non è sincero. Normalmente tende a muoversi sulla base di rimorsi e sensi di colpa, o peggio in maniera manipolativa quando sente di dover riempire il suo personale vuoto interiore. Inoltre attua meccanismi di difesa per evitare il contatto sociale dato che, di fondo, esiste in lui un forte senso di inadeguatezza. Un esempio possono essere inviti immediatamente ritirati o inviti che inevitabilmente, per cause esterne, presuppongono una risposta negativa dell’altro. Lui/lei si “salva la coscienza” in apparenza ma sa perfettamente che l’invito non è ne reale ne sincero.

Atteggiamenti passivo-aggressivi

La caratteristica di base in questi casi è un atteggiamento passivo-aggressivo. L’individuo appare apparentemente tranquillo e passivo ma cela questa caratteristica predominante che si declina in:

E’ corretto sottolineare che un atteggiamento passivo-aggressivo può essere anche presente in persone non affette da narcisismo patologico, mentre invece nel narcisista covert questo atteggiamento è il tratto predominante della sua personalità.

 

segue

a cura di Stefania Magnifico

Si crede spesso che dietro la dipendenza affettiva vi sia un passato di vuoti emotivi, un’infanzia trascurata nei bisogni e negli affetti, ma non è sempre così. Esiste l’altra faccia della medaglia della trascuratezza ed è l’ipercura. Per ipercura non si intendono molte cure adeguate ma, al contrario, soffocamento della personalità del bambino e trascuratezza dei suoi reali bisogni.

Cosa si cela dietro un adulto dipendente affettivo?

E’ probabile ci sia stato un intoppo nella fase orale, dovuto ad un attaccamento intenso e/o da un distacco improvviso dalla madre. Ma non è l’unica fase scenario di questo genere di analisi, esistono evidenze importanti anche nella fase adolescenziale, ad esempio. Le cause possono però essere molteplici. Esiste un fallimento per eccesso provocato dall’errata funzione materna nei confronti della prole. Il rapporto che si instaura ad esempio attraverso l’allattamento, è molto più di un rapporto relazionale madre-figlio. Nelle prime fasi di vita del bambino, il genitore coi suoi comportamenti ha in mano il destino del figlio. Si parla spesso del concetto di plusmaterno. Genericamente questo genitore oscilla tra un eccesso di ipercura e un distacco totale, da qui il bambino potrebbe diventare appunto un adulto con problemi di dipendenza, soprattutto di dipendenza affettiva. Nelle nuove maternità, soprattutto, si palesa il plusgodere di Lacan, nell’ipercura data da:

Si elude così un concetto importantissimo: il senso dell’abbandono che viene a mancare. Ci deve essere un confine, un limite, tra corpi e non solo, questo spesso non c’è e si crea un concetto di continua simbiosi (ovviamente non sana, spesso abusante). Il Plusmaterno crea figli dipendenti ed accidiosi, spesso inermi davanti alla passione che dovrebbe suscitare la vita. E’ frequente trovare giovani uomini e giovani donne incatenati alla rete materna (invisibile a volte) che non li fa muovere, ne scegliere per se stessi. E’ sempre più frequente che questi errori vengano commessi anche dalla figura paterna.

Questi bambini diventano spesso adulti dipendenti affettivi. L’attaccamento dipendente di questi individui spesso li porta ad essere a loro volta abusanti fino ad operare, in taluni casi, comportamenti di stalking nei confronti dei loro compagni/e. Può bastare un banale allontanamento del partner a scatenare la furia e il dolore represso del dipendente affettivo, questo accade nelle relazioni più forti, anche in quelle amicali.

Il plusmaterno è seduzione narcisistica quindi non è raro che l’individuo cresciuto in questo modo, diventi un adulto facilmente preda di seduzioni forti quali ad esempio sette, gruppi di preghiera, guru o, più banalmente, individui estremamente affascinanti che spesso, a loro volta, sono malati di narcisismo patologico.

1424_634742418851701179_bullismo gruppo_399x296In una bella intervista il professore Alfio Maggiolini con grande chiarezza parla degli adolescenti con personalità antisociale, dei ragazzi cioè che oltrepassano di gran lunga il desiderio di trasgressione e di ribellione proprie dell’adolescenza. Questi ragazzi infatti, hanno comportamenti decisamente violenti che spesso sono veri e propri reati.

Tali comportamenti, spiega il professor Maggiolini, sono caratterizzati da tre elementi: il narcisismo, e cioè la propensione a considerarsi superiori e a ignorare i bisogni degli altri;

in secondo luogo questi ragazzi sono estremamente impulsivi, del tutto incapaci di contenere e controllare i propri impulsi, prima agiscono, poi pensano.

 

 

Infine mancano di empatia, non sono sensibili al dolore e alla sofferenza dell’altro verso il quale manifestano freddezza e durezza, senza avvertire alcun senso di colpa per la sofferenza che infliggono.
Nel comportamento antisociale, continua il professore, è presente una componente genetica, che tuttavia non è sufficiente a causarlo, è necessario che a questa costituzionale fragilità di base si sommi un ambiente famigliare problematico.

 

 

Tuttavia, ci sono anche casi di ragazzi antisociali cresciuti in famiglie attente e senza problemi, in questi casi, spiega il professor Maggiolini, interviene nella preadolescenza una distorsione di ruoli.
Che cosa significa una distorsione di ruoli? Si riferisce a tre situazioni famigliari, ognuna delle quali è caratterizzata in un certo modo.
In un caso ci sono genitori che hanno troppe aspettative nei confronti del figlio. Aspettative che se non vengono esaudite creano delusioni, che a sua volta generano tensioni e attriti che possono sfociare in vere e proprie rotture nella relazione genitori/figlio, lacerazione che può portare il ragazzo a manifestare comportamenti antisociali.
Una seconda situazione è quella del genitore che vuole che il figlio abbia tutto quello che lui nella sua infelice infanzia non ha avuto. Non vengono perciò posti limiti alle pretese del figlio, che in parole povere può fare e avere ciò che vuole. I genitori non sono più i depositari e i custodi delle ”buone” regole, delle norme, è il figlio che legifera: i ruoli si sono invertiti. Vale un’ unica legge: “ Il mio piacere è la misura di tutte le cose”.
L’ultimo caso è quello di una famiglia nella quale è presente un genitore che in passato ha patito un trauma e di conseguenza non riesce più ad accettare e tollerare neppure le normali ribellioni e aggressività tipiche di quasi tutti gli adolescenti. Il figlio ribelle viene vissuto allora come un ragazzo cattivo e violento dal quale ci si aspetta solo il male. La reazione del figlio sarà quella di realizzare in pieno le aspettative del genitore, e diventare “ antisociale”.
A questo punto viene naturale chiedersi se ci sono possibilità di recupero per questi ragazzi.
Il professor Maggiolini spiega che generalmente il comportamento antisociale incomincia verso i 12-13 anni e continua fino ai vent’anni, in seguito diminuisce spontaneamente per scomparire definitivamente verso i trent’anni.

 

 

La spiegazione di tale evoluzione del comportamento antisociale risiede nel fatto che è un disturbo legato alla fase adolescenziale, ma c’è una naturale tendenza evolutiva verso la crescita che spinge verso il superamento di tali comportamenti legati all’età.
In molti casi perciò le cose si risolvono da sole, in altri è invece necessario un intervento terapeutico.

80230_18572035113d802ed0d4548e2a09785e1e2fb50efIl dolore non vi ucciderà…

Le cose fantastiche che oggi possiamo fare con i congegni di ultima generazione metterli in funzione pronunciando una formula magica, per esempio, oppure ingrandire le immagini sull’iPhone con un semplice movimento delle dita – alla gente di cento anni fa sarebbero sembrati incantesimi, giochi di prestigio…

Permettetemi di proporre l’idea che, seguendo la logica del tecno-consumismo, secondo la quale i mercati scoprono i desideri dei consumatori e reagiscono di conseguenza, non scatena scenate quando viene relegato in un cassetto la tecnologia sia diventata abilissima nel creare prodotti corrispondenti a un nostro ideale di relazione erotica in cui l’oggetto amato non chiede nulla ma concede tutto senza indugio, ci fa sentire onnipotenti e non scatena scenate quando viene relegato in un cassetto e rimpiazzato da un oggetto ancora piu’ sexi….

Lo scopo ultimo della tecnologia, il telos della techne, sarebbe rimpiazzare un mondo naturale indifferente ai nostri desideri¬ un mondo di uragani, sofferenze e cuori fragili; un mondo di resistenza con un mondo così sensibile a quegli stessi desideri da diventare, in pratica, una mera estensione dell’io.
Permettetemi di suggerire, pertanto, che il mondo del tecno consumismo sia ostacolato dall’amore vero, e che per difendersi non gli rimanga che ostacolarlo a sua volta.
La prima linea di difesa consiste nel mercificare il nemico.

A tutti voi verranno in mente alcuni casi di nauseante mercificazione dell’amore. I miei esempi preferiti comprendono l’industria dei matrimoni, le pubblicità televisive dove appaiono piccoli, adorabili, bambini o si passa l’idea di un automobile come regalo di Natale, e l’equiparazione, particolarmente grottesca, fra diamanti e devozione eterna.

Il messaggio in ogni caso, è che se ami qualcuno devi comprare qualcosa.
Un fenomeno collegato a tutto ciò è l’attuale trasformazione, generata da Facebook, del verbo “piacere”: da una disposizione d’animo a un’azione compiuta con il mouse, da un sentimento a un’affermazione di scelta del consumatore.

E in genere, nella cultura commerciale, “piacere” ha sostituito “amare”. L’aspetto più evidente dei prodotti di consumo e in particolare dei dispositivi elettronici e delle loro applicazioni è che sono progettati per essere immensamente piacevoli.

Questa, in effetti, è proprio la definizione di prodotto di consumo, al contrario del prodotto che si limita a essere se stesso, senza che i suoi fabbricanti vogliano farvelo piacere a tutti i costi: penso per esempio ai motori dei jet, alle attrezzature da laboratorio, all’arte e alla letteratura serie.
Ma se considerate tutto questo da un punto di vista umano, e immaginate una persona caratterizzata da un disperato bisogno di piacere, cosa vedete? Vedete una persona non equilibrata, priva di integrità.

Nei casi più patologici vedete un narcisista: una persona che non sopporta di non piacere a qualcuno perché ciò appannerebbe la propria immagine di sé, e quindi evita ogni contatto umano, oppure fa di tutto per piacere agli altri sacrificando la propria integrità.

Tuttavia, se dedicate la vostra esistenza al tentativo di piacere agli altri, e assumete un’immagine il più possibile accattivante per riuscirci, forse è perché non credete di poter essere amati come siete davvero. E se riuscite a piacere agli altri solo raggirandoli, sarà difficile che poi non proviate un certo disprezzo per quelli che ci sono cascati. Costoro esistono per farvi star bene con voi stessi, ma quel senso di benessere sarà davvero affidabile, se vi è fornito da gente che non rispettate?
Potreste finire per deprimervi, per darvi all’alcol…
I prodotti tecnologici di consumo non farebbero mai nulla di così sgradevole, naturalmente, perché non sono persone.

Eppure sono grandi alleati del narcisismo, lo nutrono e lo sostengono.
La loro intrinseca ansia di piacere convive con un’intrinseca ansia di farci fare bella figura.
La nostra vita sembra più interessante quando è filtrata attraverso l’interfaccia sexy di Facebook.
Siamo i protagonisti del nostro film, ci fotografiamo senza sosta, ci basta un clic perché una macchina confermi il nostro senso di superiorità. E poiché la nostra tecnologia non è altro che un’estensione di noi stessi, non siamo costretti a disprezzarla perché si lascia raggirare, come invece succede con le persone vere.

E’ un unico, grande circolo vizioso.
Lo specchio ci piace e noi piacciamo allo specchio. Diventare amico di una persona su Facebook significa semplicemente includerla nella nostra personale sala degli specchi adulatori.
Forse sto un po’ esagerando… Il mio intento qui è soprattutto contrapporre le tendenze narcisistiche della tecnologia al problema dell’amore reale.

La mia amica Alice Sebold parla di “sporcarsi le mani amando qualcuno”. Si riferisce al fango che inevitabilmente l’amore schizza sullo specchio della nostra vanità.
Il fatto è che il desiderio di piacere a tutti i costi è incompatibile con un rapporto sentimentale. Prima o poi, per esempio, vi ritroverete coinvolti in un orribile litigio, e vi usciranno di bocca cose che non vi piaceranno affatto, che distruggeranno la vostra immagine di persona buona, gentile, rilassata, attraente, equilibrata, divertente, piacevole.

Emergerà un lato più autentico di voi stessi, e d’un tratto sarete catapultati nella vita vera.
D’un tratto vi troverete a dover compiere una scelta vera: vi dovrete fare la domanda: amo questa persona? E questa persona mi ama?
Il vero io di un individuo non potrà mai piacervi da cima a fondo. Ecco perché un mondo fatto di cose che ci piacciono è sostanzialmente una menzogna.
Però è senz’altro possibile amare da cima a fondo il vero io di un individuo. Ed ecco perché l’amore rappresenta una minaccia esistenziale per l’ordine tecno-consumista: perché smaschera la menzogna…

L’amore è fatto di smisurata empatia, un sentimento che nasce dall’intima scoperta che un’altra persona è reale quanto voi. Ed è per questo che l’amore, per come lo vedo io, è sempre specifico.
Impegnarsi ad amare tutta l’umanità può essere un’impresa lodevole, eppure, stranamente, l’attenzione rimane puntata sull’io, sul benessere morale o spirituale dell’io.
Mentre per amare una persona specifica, e per identificarvi con le sue lotte e le sue gioie come se fossero le vostre, dovrete sacrificare una parte del vostro io…

Il rischio, naturalmente è il rifiuto. Tutti possiamo sopportare di non piacere a qualcuno, di tanto in tanto, dal momento che la riserva di ammiratori potenziali è infinita. Ma mettere a nudo il nostro intero io, non solo la superficie piacevole, e vederselo rifiutare può essere catastroficamente doloroso. E’ la prospettiva del dolore in generale – il dolore della perdita, della separazione, della morte – che ci spinge a evitare l’amore e rimanere al sicuro con le cose che ci piacciono…

Questo è forse il messaggio principale che vorrei trasmettervi: il dolore fa male, ma non uccide. Se pensate all’alternativa, un sogno anestetizzato di autosufficienza favorito dalla tecnologia, il dolore vi apparirà come il naturale risultato e il naturale indicatore del fatto di essere vivi in un mondo che oppone resistenza. Trascorrere una vita intera senza dolore significa non aver mai realmente vissuto…

gattina-leoneLa parola narcisismo nel suo significato più ampio si riferisce all’amore, all’attenzione e alla preoccupazione che ognuno di noi ha verso se stesso.
Questa attenzione e amore di sé si snoda lungo un continuum che va da un sano interesse per se stessi ad una smodata e patologica preoccupazione e attenzione verso di sé.


Il narcisismo è in relazione con i concetti di autostima, rappresentazione e immagine di sé, vero sé, falso sé ed altri simili.

Prima di andare avanti nella descrizione del disturbo narcisistico di personalità e relativa cura, apro una parentesi sulle radici dell’autostima.
L’autostima di una persona non ha un valore costante, ma fluttua secondo quanto lei consideri le proprie realizzazioni più o meno prossime agli obiettivi che vuole raggiungere.
In altre parole, se ritengo di poter prendere 27 a un esame e invece prendo 21, la mia autostima si abbassa, mentre si alza se prendo 30.

La regolazione dell’autostima, dipende da più fattori, molto importante è il grado di severità del super-io.

Il super-io in termini psicoanalitici è una sorta di giudice o censore nei confronti dell’io che è continuamente sottoposto alla sua osservazione e critica. Il super-io di ognuno di noi si forma nell’infanzia e riguarda le pretese inconsce di perfezione e le proibizioni che l’educazione e la relazione tra genitori e bambino crea.
Il bambino crescendo interiorizza queste regole e divieti che costituiscono la “moralità infantile”. Tanto più severa sarà stata la moralità infantile , tanto più severo sarà il super-io che le succede, e tanto più difficilmente l’io riuscirà a soddisfare le sue esagerate pretese di perfezione.
E’ chiaro che in questo caso l’autostima tende a essere bassa: il sé, infatti, invece di essere oggetto d’attenzione e amore, subisce l’aggressività del severo e incontentabile super-io

Altrettanto importante nella regolazione dell’autostima è la gratificazione dei bisogni istintuali del bambino piccolo. Se tali bisogni sono sufficientemente soddisfatti e gratificati il bambino sentirà di essere oggetto di attenzioni e d’amore , e interiorizza immagini di persone lo amano e si occupano di lui. La presenza nel suo mondo interno di figure amorevoli nei suoi confronti, rinforza e consolida l’amore per se stesso, e di conseguenza l’autostima.
Quando invece tali bisogni non sono gratificati, ma ignorati, il bambino interiorizza figure negative, dalle quali non si sente amato, e l’autostima ne risente.
Ho fatto questa premessa sull’autostima perché in ambito clinico, che è quello che ci interessa, il narcisismo ha finito per riferirsi a una regolazione dell’autostima normale o patologica, aldilà delle varie concettualizzazioni psicoanalitiche relative alla sua definizione.

Il disturbo narcisistico di personalità (NDP) corrisponde quindi a una determinata patologia del carattere che interessa la vita di tali pazienti, e che corrisponde inoltre a una particolare costellazione di resistenze nei confronti della cura psicoterapeutica.
L’esplorazione dei disturbi gravi di personalità ha evidenziato che in essi è sempre presente un significativo predominio di aggressività patologica, mentre nella personalità normale sono gli impulsi libidici a prevalere su quelli aggressivi.

Le persone con DNP sono caratterizzati da un amore patologico per se stessi, un amore patologico per l’altro, e un super-io patologico.

L’amore patologico per se stessi. Questi pazienti sono assorbiti dalla loro immagine, sono incapaci cioè di distinguere tra l’immagine idealizzata che hanno di se stessi e l’immagine reale di sè.
Hanno fantasie grandiose e forti tendenze esibizionistiche, grandi ambizioni non fondate sulle loro reali capacità. Si sentono superiori.
Hanno uno smisurato bisogno dell’approvazione e ammirazione degli altri, che ritengono sia loro dovuta, per cui non nutrono alcun senso di gratitudine.

Curare disturbo narcisistico di personalità

I sentimenti di grandiosità possono facilmente tramutarsi in sentimenti di insicurezza e inferiorità, passano quindi dal sentirsi esseri superiori al sentirsi senza alcun valore, ma meglio così, piuttosto che appartenere alla media.
L’amore oggettuale patologico. Questi pazienti sono afflitti da un’invidia assillante nei confronti degli altri che cercano in ogni modo di svalutare per difendersi dal tormento dell’invidia che li rode. La costante svalutazione altrui è una causa determinante per la mancanza di un’autostima normale e per l’incapacità di questi pazienti di provare empatia per gli altri.

Nei confronti degli altri non manifestano interesse, e spesso questa mancanza d’interesse rasenta il disprezzo. Sono opportunisti e all’occasione sfruttano le altre persone, spesso credendo sia un loro diritto farlo.
Sono assolutamente incapaci di empatia e comprensione per l’altro, e di conseguenza di attaccarsi realmente a qualcuno. Sono incapaci di dipendere dagli altri e possono passare da un’intensa idealizzazione ad una rapida svalutazione della stessa persona.

Super-io patologico si manifesta sia nell’incapacità di esercitare un’autocritica nei propri confronti, sia nell’incapacità di provare rimorso, senso di colpa o sentimenti di tristezza.

Sono invece presenti gravi oscillazioni dell’umore causate dal fallimento dei loro obiettivi grandiosi o dalla mancanza di ammirazione o dalle critiche di altre persone. La vergogna è al centro della loro autostima.

In generale i pazienti con DNP sono afflitti da un cronico senso di vuoto e solitudine, che può essere compensato solo da una ammirazione senza fine da parte degli altri.

 

Al giorno d’oggi dal punto di vista dell’efficacia e dei risultati, non c’è alcuna differenza tra una psicoterapia on-line e una psicoterapia classica, cioè vis-a-vis. In alcuni casi può essere preferibile una psicoterapia on-line e in altri una psicoterapia classica.

psicologa on line milano

L’avvento di internet ha infatti rivoluzionato il nostro modo di comunicare e poiché la psicoterapia è per definizione “la parola che cura” e perciò “comunicazione”, vediamo quali sono le potenzialità di internet rispetto alla psicoterapia.

Innanzi tutto internet consente di collegarsi a basso costo o addirittura gratuitamente con programmi quali Skype, ad una psicologa on line che può vivere in ogni parte del mondo.

Ci possono essere, poi, alcune difficoltà oggettive e pratiche che non permettono al paziente di recarsi materialmente nello studio di una psicologa a Milano per esempio. Un paziente con un handicap relativo alla locomozione, oppure il trasferimento del paziente o dell’analista in un’altra città che, senza le opportunità di comunicazione concesse da internet, sarebbe costretto a interrompere una terapia già avviata.

E’ importante sottolineare inoltre, che con una psicologa on line di Milano, all’ audio si può aggiungere il video in tempo reale, in modo tale da simulare nella realtà virtuale, la seduta vera e propria.

Con la presenza contemporanea di video e audio diventa possibile registrare le parole dette, i silenzi, le espressioni del viso, le pause, il rispetto degli orari, etc.., insomma tutti quei dettagli che fanno parte del procedimento terapeutico.

Psicologa e paziente sono presenti insieme nello stesso tempo e spazio virtuale, si trovano cioè nella stessa stanza virtuale, che non ha niente da invidiare alla stanza reale, poiché ciò che soprattutto caratterizza e conta in una psicoterapia è il significato dell’esperienza che viene vissuta nel suo complesso.

Da questo punto di vista è perciò del tutto improduttivo affannarsi a teorizzare sulle somiglianze e differenze tra la psicoterapia tradizionale e la psicoterapia on-line, come viene fatto da molti critici.

Che sia una psicologa in carne e ossa o una psicologa on-line, non ha alcuna rilevanza riguardo all’ efficacia della terapia. La psicoterapia in rete ha infatti una propria comprovata dignità al pari di altre tecniche psicoterapeutiche.

La psicoterapia on-line è qualcosa di nuovo come lo sono state a suo tempo la psicoterapia dei bambini che dobbiamo Melanie Klein, la terapia degli psicotici di Sullivan, del narcisismo di Kohut, quella degli adolescenti, dei gruppi, delle famiglie, che hanno dovuto affrontare nuovi problemi e tecniche, ma alla fine hanno prodotto innovazioni e salutari ripensamenti e arricchimenti della teoria psicoanalitica classica.

Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

Il mio studio si trova a Milano in Via Ximenes, 1
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