“E, all’improvviso, c’era solo il buio.
L’apatia delle sensazioni. L’immobilità degli arti.
Successivamente la mia vita diventò indurmi il sonno, sparire, essere dimenticata. Rimanere immobile nella speranza di chiudere gli occhi e di non aprirli più, per non percepire la mia esistenza piena di vuoto.
Poi, una voce amica, di quell’amico che mi imboccava nei momenti più cupi, mi ha domandato se volessi provare con un aiuto esterno, con qualcuno che sapeva cosa mi stava succedendo, che non mi avrebbe giudicata nè sbolognata con la frase peggiore per un depresso “Dai, tirati su un pò!”.
Non ero convinta, non sapevo che fare, non avevo voglia di alzarmi, lavarmi, vestirmi e uscire di casa. Ci pensai per un pò, soprattutto perchè un paio di anni prima avevo provato ad andare da uno psichiatra essendo “un pò troppo triste” ma fu un’esperienza da dimenticare. Sdraiata su un lettino, con dietro di me una persona che non apriva bocca e con la quale non sentivo alcuna empatia, dovevo parlare con me stessa, facendomi domande alle quali nessuno dava risposta. Era cosi’ frustrante!
Ma dopo circa un mese ci provai. Mandai un’email d’informazione alla Dottoressa e lei mi rispose gentilmente, cosa che, non so perchè, non m’aspettavo, e decisi di andare a fare un primo colloquio con lei.
Fu veramente faticoso ricostruirmi per essere presentabile agli occhi di qualcuno di esterno. Avevo paura di essere giudicata, avevo paura che mi dicesse che fossi da “rinchiudere” e che si stufasse dei miei stupidi problemi, ma quando entrai nel suo studio avvertii un’inaspettata sensazione di calore e agio. Non che poi fosse tutto facile, anzi, credo di essermi presentata, aver detto sei, sette parole massimo e poi mi misi a piangere di un pianto cosi’ liberatorio che feci fatica a smettere. Lei si dimostrò molto paziente e serena, non mi giudicò e soprattutto parlò con me, davanti a me, in un posto dove potevo vederla e avere una vera conversazione.
Sono ormai quasi quattro anni che faccio terapia, ora più raramente di prima, e mi sento molto meglio. Ho ripreso a vivere, sorridere e a fare tutte quelle piccole cose che le persone “normali” fanno ogni giorno, dal decidere cosa mettersi per uscire, truccarsi a parlare con “gli altri”.
Forse sembrerà irrilevante ma svegliarmi la mattina ed avere le forze e la voglia di affrontare un nuovo giorno invece d’aprire gli occhi e piangere perchè sono ancora qui, per me è la conquista più grande.”
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