Adolescenti antisociali

1424_634742418851701179_bullismo gruppo_399x296In una bella intervista il professore Alfio Maggiolini con grande chiarezza parla degli adolescenti con personalità antisociale, dei ragazzi cioè che oltrepassano di gran lunga il desiderio di trasgressione e di ribellione proprie dell’adolescenza. Questi ragazzi infatti, hanno comportamenti decisamente violenti che spesso sono veri e propri reati.

Tali comportamenti, spiega il professor Maggiolini, sono caratterizzati da tre elementi: il narcisismo, e cioè la propensione a considerarsi superiori e a ignorare i bisogni degli altri;

in secondo luogo questi ragazzi sono estremamente impulsivi, del tutto incapaci di contenere e controllare i propri impulsi, prima agiscono, poi pensano.

 

 

Infine mancano di empatia, non sono sensibili al dolore e alla sofferenza dell’altro verso il quale manifestano freddezza e durezza, senza avvertire alcun senso di colpa per la sofferenza che infliggono.
Nel comportamento antisociale, continua il professore, è presente una componente genetica, che tuttavia non è sufficiente a causarlo, è necessario che a questa costituzionale fragilità di base si sommi un ambiente famigliare problematico.

 

 

Tuttavia, ci sono anche casi di ragazzi antisociali cresciuti in famiglie attente e senza problemi, in questi casi, spiega il professor Maggiolini, interviene nella preadolescenza una distorsione di ruoli.
Che cosa significa una distorsione di ruoli? Si riferisce a tre situazioni famigliari, ognuna delle quali è caratterizzata in un certo modo.
In un caso ci sono genitori che hanno troppe aspettative nei confronti del figlio. Aspettative che se non vengono esaudite creano delusioni, che a sua volta generano tensioni e attriti che possono sfociare in vere e proprie rotture nella relazione genitori/figlio, lacerazione che può portare il ragazzo a manifestare comportamenti antisociali.
Una seconda situazione è quella del genitore che vuole che il figlio abbia tutto quello che lui nella sua infelice infanzia non ha avuto. Non vengono perciò posti limiti alle pretese del figlio, che in parole povere può fare e avere ciò che vuole. I genitori non sono più i depositari e i custodi delle ”buone” regole, delle norme, è il figlio che legifera: i ruoli si sono invertiti. Vale un’ unica legge: “ Il mio piacere è la misura di tutte le cose”.
L’ultimo caso è quello di una famiglia nella quale è presente un genitore che in passato ha patito un trauma e di conseguenza non riesce più ad accettare e tollerare neppure le normali ribellioni e aggressività tipiche di quasi tutti gli adolescenti. Il figlio ribelle viene vissuto allora come un ragazzo cattivo e violento dal quale ci si aspetta solo il male. La reazione del figlio sarà quella di realizzare in pieno le aspettative del genitore, e diventare “ antisociale”.
A questo punto viene naturale chiedersi se ci sono possibilità di recupero per questi ragazzi.
Il professor Maggiolini spiega che generalmente il comportamento antisociale incomincia verso i 12-13 anni e continua fino ai vent’anni, in seguito diminuisce spontaneamente per scomparire definitivamente verso i trent’anni.

 

 

La spiegazione di tale evoluzione del comportamento antisociale risiede nel fatto che è un disturbo legato alla fase adolescenziale, ma c’è una naturale tendenza evolutiva verso la crescita che spinge verso il superamento di tali comportamenti legati all’età.
In molti casi perciò le cose si risolvono da sole, in altri è invece necessario un intervento terapeutico.



Psicologa Psicoterapeuta Milano

Dott.ssa Daniela Grazioli

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